Obesità materna, dimensioni alla nascita e rischio di sviluppo di cancro in età pediatrica

Ogni anno negli USA 1790 bambini muoiono di cancro. E’ stato precedentemente riportato che fattori di esposizione in utero e nei primi stadi di vita, quali, ad esempio, lo stato nutrizionale materno durante la gravidanza, possono esercitare un grande impatto sulla salute infantile, incluso lo sviluppo di tumore, per cui la loro identificazione potrebbe rappresentare un punto di svolta per la riduzione del rischio di cancro in età pediatrica. 

Questo studio di coorte retrospettivo si prefigge di valutare l’associazione tra l’obesità materna e il rischio di cancro in età infantile, e di leucemia in particolare. Valuta, inoltre, l’associazione tra le dimensioni del neonato alla nascita e il rischio di cancro.

 

Lo studio prende in considerazione 1 827 875 bambini nati dal 2003 al 2015, di cui 2352 con diagnosi di cancro e 747 con leucemia, tramite analisi incrociata del Registro delle nascite e quello dei tumori della Pennsylvania. L’obesità materna viene misurata in base al BMI in epoca gestazionale e al peso pre-gravidanza e le dimensioni neonatali tengono conto del peso alla nascita e di quello per età gestazionale.

 

Rispetto ai bambini nati da madri con BMI tra 18.5 e 24.9, quelli da madri con BMI 40 presentano un rischio maggiore di insorgenza di cancro, con un hazard ratio (HR) di 1.32 (95% CI: 1.08, 1.62), e di 1.57 specificatamente per la leucemia (95% CI: 1.12, 2.20). Inoltre, i bambini nati da madri con peso pre-gravidanza > 90 kg hanno il 46% di rischio in più di sviluppare leucemia (95% CI: 1.01, 2.11).

Neonati con peso < 2000 g e  4500 g presentano un maggior rischio di cancro rispetto ai normopeso, con un HR di 0,71 (95% CI: 0.51, 0.99) e 1,65 (95% CI: 1.22, 2.23), rispettivamente; quelli con un peso <30%  e  >30% dell’atteso risultano avere il 37% (95% CI: 4, 80) e il 116% (95% CI: 75, 166) di rischio in più di qualsiasi tipo di cancro, e i secondi anche l’84% di rischio in più di sviluppare leucemia.

 

Lo studio presenta alcune limitazioni. Basandosi solo sui dati del registro delle nascite e dei tumori, si assume che tutti i nati inclusi nel campione siano vivi fino alla fine del periodo dello studio, determinando una sovrastima dei bambini a rischio e quindi una sottostima dell’associazione. Si è inoltre utilizzato il BMI come indice rappresentativo dell’adiposità materna, auspicando però che ulteriori studi facciano uso di misure addizionali onde confermare il risultato ottenuto.

 

Lo studio identifica come non solo le caratteristiche antropometriche materne in epoca gestazionale ma anche quelle antecedenti alla gravidanza giochino un ruolo importante nell’aumento del rischio di insorgenza di cancro infantile e in particolare di leucemia. Questo risultato potrebbe fornire il razionale per l’attuazione di controlli del peso su donne con desiderio di concepimento come misura preventiva per il benessere del bambino. Anche il peso alla nascita per età gestazionale è in grado di aumentare il rischio di cancro, con una relazione a U tra la taglia neonatale e l’insorgenza tumorale.

 

Riferimento bibliografico dell’articolo citato:

Shaina L Stacy,  Jeanine M Buchanich,  Zhen-qiang Ma,  Christina Mair, Linda Robertson,  Ravi K Sharma,  Evelyn O Talbott,  Jian-Min Yuan. Maternal Obesity, Birth Size, and Risk of Childhood Cancer Development. Am J Epidemiol. 2019 Aug; 188(8): 1503–1511. doi: 10.1093/aje/kwz118

 

Link all’articolo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31107539/

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