Trapianto di cuore e polmoni da donatori con epatite C a riceventi non infetti

Fino ad oggi, organi funzionali e adatti al trapianto non vengono utilizzati per via dell’infezione da virus dell’epatite C (HCV) nei donatori; in passato questa modalità di trapianto portava a un’infezione cronica nell’82% dei riceventi1,2

Nello studio gli autori si propongono di verificare la sicurezza di questa tipologia di trapianto grazie all’utilizzo dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta su HCV, così da poter contribuire ad ampliare in futuro il pool di organi destinati al trapianto.

In questo trial clinico controllato randomizzato open-label (in cui sia gli sperimentatori che i pazienti conoscono il trattamento che ricevono) 44 pazienti adulti sono stati sottoposti a trapianto di cuore (8) o polmoni (36) da donatori con infezione da HCV. 

I riceventi sono stati trattati con sofosbuvir e velpatasvir (400+100 mg), una volta al giorno per 4 settimane, con la prima dose somministrata poche ore dopo il trapianto. Questi farmaci sono stati scelti per la loro pangenotipicità (ovvero sono attivi contro tutti i genotipi di HCV) e per la mancanza di interazioni con i farmaci immunosoppressivi. La durata della terapia è simile a quella della profilassi post-esposizione, data la carica virale molto bassa cui sarebbero stati sottoposti i riceventi, non essendo tali organi serbatoi primari dell’HCV.

L’outcome primario dello studio è stato identificato in una risposta virologica sostenuta a 12 settimane e in sopravvivenza del trapianto a 6 mesi ed è stato raggiunto in tutti i 35 pazienti che per primi hanno completato 6 mesi di follow-up. I pazienti con follow-up minore hanno dimostrato risultati positivi e sovrapponibili ai primi. In tutti i riceventi trapianto, la carica virale si è azzerata ed è rimasta tale a partire dalla 2 settimana di trattamento. 

Il regime terapeutico non si è correlato ad effetti tossici e ha raggiunto un’aderenza del 100%; non è chiaro se un regime ancora più breve possa essere egualmente efficace.

Questi risultati sono molto incoraggianti e dimostrano che, con un’adeguata terapia, è possibile trapiantare organi da donatori infetti a riceventi sani, con risultati di sicurezza eccellenti a 6 e 12 mesi dal trapianto. 

Nonostante ciò, i risultati di questo studio devono essere interpretati con cautela considerando il ridotto numero di pazienti reclutati, la singola istituzione coinvolta e il limitato tempo di follow-up, che non permette valutazioni sulla sopravvivenza del trapianto a lungo termine.

Link all’articolo: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1812406 

 

Bibliografia

  1. Pereira BJ g., Milford EL, Kirkman RL, Levey AS. Transmission of hepatitis c virus by organ transplantation. N Engl J Med [Internet] 1991 [cited 2020 Jul 31];325(7):454–60. Available from: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/1649402/
  2. Marelli D, Bresson J, Laks H, et al. Hepatitis C-positive donors in heart transplantation. Am J Transplant [Internet] 2002 [cited 2020 Jul 31];2(5):443–7. Available from: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12123210/
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